La memoria dei mestieri

Le parole hanno un destino. Alcune passano il tempo indenni, altre si perdono, qualcuna cambia significato e persino valore. Mestiere è parola antica, pronunciarla evoca un mondo. Scomparsa la parola, scompare anche il mondo del quale è sintesi. Oggi nessuno fa più un “mestiere”, tutti facciamo un “lavoro”. Eppure mestiere significa tante cose. Significa conoscenza che passa di mano in mano e sguardi che rubano l’arte “per metterla da parte”. Mestiere significa “bottega”, un luogo di vita dove c’è tutto da imparare e tutto da insegnare.

L’archivio della Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale è un deposito di memoria quotidiana, vita minuta, storie familiari fatte di lavoro, certo, ma anche di passione custodita e trasmessa al futuro.

Le fotografie selezionate per la mostra sono tappe di un viaggio nel tempo, testimoni tenaci di quello che siamo stati e della vita attraverso la quale siamo passati. Un percorso fatto di volti che riflettono il loro tempo, di nomi, cognomi e soprannomi che non hanno mai smesso di appartenerci, famiglie che spesso quel percorso non hanno mai abbandonato.

La memoria dei mestieri è uno dei rivoli potenti della memoria. Forma e contenuto, etica ed estetica, persone, famiglie e comunità, passato che non si dissolve nel futuro, ma che nel futuro trova nuova veste.

Le fotografie fermano il tempo, per questo davanti alle fotografie bisogna fermarsi.

Bisogna fermarsi ed entrare nei particolari, cercare i dettagli, osservare i volti, le mani, gli sguardi, gli abiti, le acconciature, le insegne. Ognuno di questi particolari apre la finestra su un mondo. Qualcuno potrà dire un mondo scomparso. Noi preferiamo dire un mondo che non abbiamo mai smesso di amare.

Photo Credit: Giorgio Benni.